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domenica 29 novembre 2009

Qui



Si parla di altre cose, si va un po' oltre le barriere callose, oltre i  grassi e illuminati pensieri, ottimi  per concimare il sabato sera. 
Non si cita, per dare il via alle parole, alle parole lette. Lette così, come si guardano  le figure. 
Si risparmiano le opere di bene e la diarrea che ne deriva. 
Ci si innamora dei dettagli come del midollo osseo.
Si evita di leccare tutte le tonalità del grigio, sperando che, a forza di saliva, si colorino di belle speranze e  speculare vanto. 
Non si piscia controvento per poi calare nella conversazione il proprio affetto amicale per 
le "cose-così-intriganti-se-fuori-dall'ordinario". 
Ci si fa pisciare in bocca per evitare di dare troppi insensate indicazioni, verso la retta via. 
A volte lo si fa per puro piacere.E se qualcuno non predilige l'orina, ma sa cosa dire, non lo si scarta a priori.
La finzione è un gioco privato, non una pessima abitudine pubblica.
 I consigli si sussurrano e senza sedersi sul trono. 
I dubbi molti, ma non si sprecano mai.
Non ci sono tessere, ne' frammenti:  il club delle aristocratiche marmotte può tornare al letargo, piuttosto che passare da queste parti.
Si pensa ai diritti come ai doveri, come essenziali anche per la terza parte del mondo, ne' noi, ne' voi.
Le biografie altrui e la personale memoria non sono la scusa per aumentare i centimetri del proprio antefatto culturale. 
La morte, seppure interessante e magnetica, crea ancora stupore assoluto. 
Paura e dolore.
In questi quartieri un tremito delle spalle indica un brivido e una sensazione, non uno strafottente: me ne frego.
Da queste parti si è più morbosi, perduti e attenti. Senza sentinelle, senza.


Qui dov'é?. 
Altrove è un po' da per tutto. 





giovedì 26 novembre 2009

Il Baubau






"Era molto più delicato e tenero di quanto si credesse. Era fatto di quell'impalpabile sostanza che volgarmente si chiama favola o illusione: anche se vero. Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace"
Il Baubau - Dino Buzzati


Non scrivo più nulla tra le righe e il mio linguaggio si complica. Più esplicito e manovrato che mai. Ti assicuro che è l'attesa il peggiore dei termini e dei paragoni. Se per favore ti avvicini ti dimostrerò come sia semplice arrendersi ad una vita tranquilla.
Scatti d'ira sparsi nelle stanze, la televisione sempre accesa. 
Il denaro non è abbastanza, perché non avanza mai. 
Poi perdere al gioco delle previsioni, tutti i sogni, vincendo proprio il primo premio: la realtà. 
Ripetersi che l'amore non basta, sperando che non faccia la stessa fine dei soldi. 
E in salotto abbiamo seppellito le illusioni, mio padre, varie madri, e i tuoi gemiti.
Avevo uno scheletro di burro, una anima di cenere. Ora tutto si è irrobustito.  Se sorrido di nascosto è perché sono stanco di essere forte di giorno.  Di non ricordarmi di star male, la notte.


E l'uomo nero quando viene a prendermi? 
Saprò di essere stato, una volta ancora, cattivo e fecondo? 





mercoledì 25 novembre 2009

Fragile o debole...




Fragile, debole è un pacco regalo che non mi spetta. 
Fragile e dolorante, non certo debole e pronto ad ammiccare.  
Meglio un collare di piacere, che uno per piacere.

giovedì 19 novembre 2009

intitolato




Cadute notturne. Come arrovellarsi l'anima, e inutilmente. 
Intanto a fianco si sono già alzati tutti dal letto, e per lo più si radono allo specchio o si depilano sotto la doccia. Si vestono, si chiamano al cellulare mentre timbrano sul bus, mentre cristano contro gli scooter. Mi assottiglio e malamente ancora mi dilungo nella frantumazione. 
Rovinose cadute notturne, perché la mia notte continua. Anche se faccio qualcosa. 
Se, più lento, di qualsiasi altro, se preparo il caffè. Meno sveglio e meno accorto, mi raggiro da solo. Dove penso di andare? Indietro non mi vogliono, avanti non voglio più io. 
Scrolloni alla fiducia e alla speranza altrui, quando mi stimolano, quando mi cercano. 
Assensi fuori,  cadute dentro, Proprio quando comincio a rassicurarli. E cosa li rassicura lo so. 
Cosa mi perdo è ben presente in me. 
Qualche sera, davanti a qualche birra, magari solo una volta alla settimana, ci raccontiamo tutto, 
Oppure capita una confessione a chi viene da lontano, a chi non riesci più a vedere spesso. 
Ma è sempre tutto troppo velato. Il mastice e gli attrezzi per la ricostruzione si sono persi. 
Non di certo io, ma la parte che ideava e scattava nella prossima fantasia o assurdità sorridente, quella si che non sa come fare.
E mi vogliono bene ed io a loro, ma inciampo lo stesso. Di notte, ventiquattro ore di buio.   









Oggi non so dove si trova l'astrazione, e il mio intuito ciondola sempre più.




sabato 7 novembre 2009

(in)trattenimenti



Il passante mi chiede d'accendere.
Lo guardo stupito: come può sapere che fumo, non ho la sigaretta in mano. Ne' il pacchetto visibile, e non ha certo annusato la mia nicotina.
Lui però va a colpo sicuro, e non sbaglia.
Si sofferma ancora un secondo. E mi fissa mentre rilascia distratto il suo grazie.
Posso camminare ancora una decina di metri, poi lo imito, vediamo come sono intuitivo: ma questo non fuma e allora il mio sguardo va a vuoto e quel ringraziamento me lo porterò nella tomba.

mercoledì 4 novembre 2009

Dall'Europa, senza fervore...

Potrebbero attaccarci un bel cartello con scritto:

"Non credo che tre giorni mi basteranno per tornare".



martedì 3 novembre 2009

Dreams not allowed.

Dopo.




Piegato in avanti, posizionato di schiena il paese si ostinava a dire di no, ma oramai non avvertiva più la differenza di spessore morale tra  un endoscopia esplorativa e un avambraccio nodoso. Spengo la lavatrice catodica. Mi scosto dai miei occhi chiusi e avverto il fegato che richiede il caffè, la nausea, fisica, che oramai mi stimola. 
Pompieri e protettori civili correvano, in bicicletta, a salvaguardare i beni artistici.
Quanto sopra arriva, assieme al mio risveglio.
Merci alla rinfusa.



Prima.



La mia spiaggia preferita rimane nella foto, quella presa l'anno dell'estate. L'estate segnata dalla licenza media. Tu, ora ricordo, compravi un vestito, sceglievi il colore assieme a tua madre. Cotone per un mese, quasi trasparente.
Nessuna drammaturgia o infezione ideale,  persino la solita angoscia era meno importante della bassa marea.
Potevo spingermi a chiedere informazioni sulla posizione costante dei miei ricordi. Osservare gambe abbronzate. Tavolini in vimini e dissetati turisti. I miei desideri d'allora, qui. 
E gli odori più densi, meno sanati dall'abitudine. 
La scoperta quasi come il cibo, inevitabile, desiderabile, puro sostentamento.
Cibarie per i sensi e per il mio sesso.
Voglie.
Vortici in cui ci si perde facilmente, senza dar retta.

Che sogno diabolico. Sognare pochi spiccioli.

lunedì 2 novembre 2009

ending



Non può funzionare, sempre meno poeti.
In agguato elegie friabili, pronte per cibare i piccioni e le blatte.
Non si può mica andare avanti così.
Tutti in punizione,
per un  bel po' si spera!

mercoledì 28 ottobre 2009

sottocutanea


E così ti apposti, dopo aver teso tranelli, tra la cucina e la camera da letto, pensata su misura per il sonno più profondo.
Hai spazio, quello non ti manca di certo.
Scusa correggo: hai vuoto e rappresenta in pieno le possibilità mancate. Quelle che ti dispiace, per educazione, evitare, "ma sai si fa tardi".
Specializzato in umana comprensione, leggera e distante.
La cartucciera dei "mi dispiace" è sempre carica.
Il cordone ombelicale, pulito ed elastico e ti riporta altrove, al momento giusto.

Anche la decadenza deve essere cartacea, o a pixel, è più confortevole osservarla così.
Ti garantisce un erezione a metà: vieni prima di comprometterti troppo.
La tua compagnia errante e famigliare si annoia, ma che importa?
Basta evitare il letto di morte.
Evitare il sudore altrui.
E farsi spalleggiare da occasionali venditori di chiacchiere e stravaganti flautolenze, così cordiali, cosi sottili e culturali, così facili da invitare per l'occasione, appunto.
Poi, andati via tutti, aprirai la finestra e cambiata l'aria potrai dire: anche stavolta è andata e mi sono fatto vivo, mi sono fatto valere.
Senza sapere come sfiorare, come punire.

Non vengo a trovarti da molto, i miei spazi sono malsani, umidi e igienicamente imperfetti, le mie stanze hanno mura tumefatte e macchie coagulate, rischieresti un raffreddore.
Che apatia nel vederti con le narici sanguinanti.





Pregasi non citofonare.

lunedì 26 ottobre 2009

...

Volevo chiederti se ci credi...ancora?
Sempre?
Ora?

Dubito che la risposta mi possa soddisfare.
Ma tu prova comunque a strapparti la benda dagli occhi.



sabato 24 ottobre 2009

Flash....


1.
Leggendo, il quotidiano che a volte compro. Intervista ad un paparazzo, esperto scopritore dei cazzi nel culo altrui, senza metafora. Addolorato e protestante riguardo all'essere citato e nominato ad ogni scandalo in arrivo. Lo sputtanamento infastidice, la sua attitudine al "parassitismo" non va pubblicizzata. Lui non si vende, vende gli altri.
Dimmi Ossiuro della notizia quanto fa male dover estrarre dalle proprie budelle la lama che ami affondare nel ventre altrui?




2.
La figlia di una rinomata icona canterina, il suo curriculum vitae qui si ferma, discute durante un impossibile talk show, riguardo l'intoccabilità dei Beatles. In effetti non li toccherei, specie i due in putrefazione. Ma io non canto.



3.
Domani si gioca a ping pong, chi sopravvive potrà mettersi a 90 gradi di fronte all'italiana macroprovincia, quasi 60 milioni di abitanti, ma giocano in tre? Tavolo isoscele o torneo? Eppure non riesco a cambiare il mio stile di guida: accosto sempre a sinistra, e pago l'inevitabile sanzione.

Debiti.


E' un po' che il sentimento ha firmato la resa senza condizioni. Resituito il sentire, unica arma totale che possedeva. E così la rabbia copula solo con la frustrazione. Si fa possedere. La sensualità è passata alla sessualità. La perversione al vizio ozioso. Il vortice a vertigine leggera.
Attorno ponti che diventano ponteggi e sventolano, pure, bandiere grigie.
Non so rimuovere. Tutti in fila cantavamo le migliori intenzioni e si proponeva un personale atto di fede verso la gioia e la disperazione. Ci mostravamo oltraggiosi, in rivolta, un attimo prima di diventare rivoltanti.
Oggi, mentre ci masturbiamo a pene floscio, flagelliamo il malcapitato elencando citazioni sulla nostra bellezza perduta.
Non mantengo più l'illusione di poterla presevare intatta.
E' solo semplicemente imbalsamata, marinata in rancida e avariata gelatina di pollo.
E il sostentamento semplicemente un mezzo. (a metà).

venerdì 23 ottobre 2009


Ho il timore che insegue e insanguina, non me, ma tutto ciò che gli altri sostengono.
Lacerante, e continuano a credere che sia io.

Appena mi fermo un attimo ricado nelle cose corrette. E da questo vizio non ricavo nessuna immagine virtuosa. Corrette e spudorate, sempre più irreali di fronte alle sbavature grasse e intossicanti di tutti questi samaritani part time che vedo impegnati a sciorinare le loro lenzuola candide.
Ho un timore fondato, un certo tipo di coraggio non mi verrà mai a mancare.