Si parla di altre cose, si va un po' oltre le barriere callose, oltre i grassi e illuminati pensieri, ottimi per concimare il sabato sera.
Non si cita, per dare il via alle parole, alle parole lette. Lette così, come si guardano le figure.
Si risparmiano le opere di bene e la diarrea che ne deriva.
Ci si innamora dei dettagli come del midollo osseo.
Si evita di leccare tutte le tonalità del grigio, sperando che, a forza di saliva, si colorino di belle speranze e speculare vanto.
Non si piscia controvento per poi calare nella conversazione il proprio affetto amicale per
le "cose-così-intriganti-se-fuori-dall'ordinario".
Ci si fa pisciare in bocca per evitare di dare troppi insensate indicazioni, verso la retta via.
A volte lo si fa per puro piacere.E se qualcuno non predilige l'orina, ma sa cosa dire, non lo si scarta a priori.
La finzione è un gioco privato, non una pessima abitudine pubblica.
I consigli si sussurrano e senza sedersi sul trono.
I dubbi molti, ma non si sprecano mai.
Non ci sono tessere, ne' frammenti: il club delle aristocratiche marmotte può tornare al letargo, piuttosto che passare da queste parti.
Si pensa ai diritti come ai doveri, come essenziali anche per la terza parte del mondo, ne' noi, ne' voi.
Le biografie altrui e la personale memoria non sono la scusa per aumentare i centimetri del proprio antefatto culturale.
La morte, seppure interessante e magnetica, crea ancora stupore assoluto.
Paura e dolore.
In questi quartieri un tremito delle spalle indica un brivido e una sensazione, non uno strafottente: me ne frego.
Da queste parti si è più morbosi, perduti e attenti. Senza sentinelle, senza.
Qui dov'é?.
Altrove è un po' da per tutto.
1 commento:
Commentare questo tuo post sarebbe fuori luogo.Ti ringrazio solo di averlo pubblicato.
Posta un commento