giovedì 24 novembre 2011

ora o(r) never...



1.
Le lenti scure che mi hanno incollato alle retine sembravano aderire in maniera perfetta. 
Stronzate da baraccone, sottoprodotto sentimentale. Perché  strappandole si sono portate via le intere pupille e le sfere gelatinose hanno continuato a roteare per un bel po', come due anguille elettriche per nulla soddisfatte di intervenire allo loro carneficina. 
Dal dietro al vetro, lassù della regia, sbraitano filosofie consolatorie, 
utili come la carta igienica durante una scarica dissenterica:
Non spaventarsi! 
Non temete!
Non giacete con l'orrore! 
Ma purificati nell'orgasmo della tranquillità scoprirete che non è uscito sangue, ma catarro e rabbia, e una bella poesia consolatoria per natale 
Regole base della comunicazione civile.
E ascolto:

2.
Salgo su un autobus qualsiasi e il vento. sempre sorprendente, scuoia via il tetto metallico. 
Un apriscatole che infierisce su un rifugio per sardine. 
A raffica si porta via il cuoio capelluto e lo scalpo dei meno, o dei più, profondi, 
Chirurgia maldestra verso tutti, senza distinzione di furbizia. 
E si sente un odore di merda inconfondibile, 
d'altronde è pieno di gente che crede di saper fare 
il palombaro nell'esistenza altrui. 
Per fortuna sto già scendendo e sto già sentendo:


3.
Il gomito su un tavolo di noce, l'anima tra le mie coscie.
Canticchiando:










2 commenti:

Massimo Villivà ha detto...

Bello, però si dice cosce e non coscie.

listener-mgneros ha detto...

vero sorry e nessuna scusante :)