domenica 8 gennaio 2012

La mia morte: una faccenda che va per le lunghe.



"Stai morendo", un cartello che avrebbero dovuto appendere nella sala parto il giorno del mio primo giorno. "Stai morendo quindi comincia a vivere" per esattezza.

Da sempre questo filo fatto di intestini e nervi si ostina a tenermi sveglio e a farmi sognare. A volte persino di notte. Invece dovrei arrendermi ad un bell'addio, vivacchiando?
Non funziona e non arriva, come non arriva questo senso di colpa a schiacciarmi. Non mi sento proprio ne' il buono ne' il cattivo.
Ancor meno riesco a dimenticare che si ricomincia da zero realmente quando si condannano tutte ma proprio tutte le ingiustizie, si conserva la memoria, e si piega la schiena solo per sollevare un peso. Per lavorare e non per ottenere un lavoro. Per accarezzare un cane, per baciare, leccare e adorare, il corpo della persona che si ama.
Poi è vero che sto morendo, che sono morto un centinaio di volte almeno. Che mi è toccato accettare la nobile umiliazione di dover scendere dal piedistallo e sbattermi a sangue l'animo e i muscoli per vivere e non solo per sopravvivere. Per questo tanti finti modesti e molti esperti nel palesare la loro presunta umiltà mi puzzano e non voglio il loro odore vicino: li ho visti frequentemente cagarsi in mano lodando la loro mediocrità convinti che fosse merda profumata. La loro superbia e la loro corrosiva invidia sono la ruggine che uccide.

Non ho più molto da dire, ma quello che ancora posso pronunciare e scrivere, disegnare e scopare è destinato alla mia personale fottuta scelta, non è più a disposizione su un banco del mercato, non è soggetto a sconti per nemmeno un regalo riciclabile.
Il legaccio, forse sfibrato e consunto, è ancora solido e non ho intenzione di scusarmi con nessuno per questo. Del mio anacronistico naturale bisogno di coerenza verso me stesso e del dubbio che regala comprensione, della mia polemica contrapposizione, della mia capacità di non portare rancore e della voglia di non dimenticare la mia fragilità non ho più paura! Come non temo più di veder cadere ogni pregiudizio in me, sperando infine di respirare sempre più liberamente, fino alla fine. Questa è la mia fantasiosa e concreta idea dell'amore e della libertà. E questo va fatto, seguendo un mio sentire profondo, in cui vivere è un debito verso la vita, un debito che non pesa ma spinge in avanti, che pulsa.

9 commenti:

mod ha detto...

hm.
è contagioso.

love, mod

Zio Scriba ha detto...

Se non temessi di passare per adulatore ipocrita, ti direi che sei una persona meravigliosa.
Siccome sai che adulatore ipocrita non sono (e non ne avrei nemmeno motivi) te lo dico lo stesso!

p.s. in un mondo di cadaveri putrefatti che respirano, i pochi vivi sono forse proprio quelli come noi che sanno benissimo di essere dei moribondi...

Gap ha detto...

"Stai morendo quindi comincia a vivere"
hai ragione, lo dovremmo avere sempre ben presente nella testa e farci guidare dalla brevità della nostra esistenza e considerare se valga la pena vendersi o rimanere coerenti.

Luz ha detto...

Un inno alla vita, io lo leggo così e forse mi sbaglio, ma le parole, come i dipinti o la musica li interpretiamo a pelle, e tu sei "amore".

listener-mgneros ha detto...

sapete che raramente rispondo ai commenti...

Grazie a tutti e 4, ognuno ha la sua peculiarità e individualità a cui voglio bene.

Zimon ha detto...

Ed io devo ringraziare te.....

Merzì!


Z

listener-mgneros ha detto...

welcome baczk Z :)

3fix ha detto...

standing ovation per mr. Listener.

listener-mgneros ha detto...

ciao 3Fix :)